UN VIAGGIO DENTRO IL VIAGGIO: in un vorticoso insieme fatto di
saperi e sapori, che ci porteranno in luoghi nuovi ed inesplorati, ricchi di piacere e sensazioni uniche. Questa volta non ci saranno paesi da visitare, oggetti da toccare né passi da fare. Anzi a dirla tutta bisogna restare seduti fino alla fine della cena, come regola vuole. Sono ammesse due pause, quando vengono serviti dei decotti per facilitare la digestione.
Vi inizia ad incuriosire la prefazione? Avete mai sentito parlare della Panarda?!
Vi racconto di quest’esperienza vissuta durante il press-tour “Abruzzo food experience” organizzato dalla Camera di Commercio di Chieti Pescara e AbruzzoTravelling.
Una location calda e accogliente, un camino che sembra uscito da un quadro di Thomas Kinkade, le luci e gli addobbi natalizi e una compagnia straordinaria hanno fatto da cornice a quest’esperienza culinaria che vuole essere un inno all’abbondanza e alla convivialità. Per questo evento sono necessari palati coraggiosi, voglia di sperimentare e tanto carattere.
Dando uno sguardo al menù ci si rende subito conto che non si tratta di una cena ma di un’esperienza all’insegna di un percorso culinario senza precedenti.
Non mancheranno racconti, aneddoti e curiosità per un viaggio che parte dal gusto e vi immergerà a pieno nell’atmosfera e nel clima abruzzese e che arriverà dritto al cuore.
Ma arriviamo al dunque: cos’è la Panarda?
La Panarda è un rito complesso, sottoposto ad una precisa
etichetta cerimoniale che lo differenzia da una semplice riunione conviviale. L’eccesso, che la rende tanto singolare, ha in effetti la funzione simbolica di rompere, anche in modo sensoriale, la percezione collettiva della quotidianità.
Si tratta di un
abbondante banchetto: pensate che le
portate previste, di tradizione marinara e contadina, sono
oltre le 50: antipasti, brodi di gallina e di vitello, primi piatti, come i timballi e i maccheroni, frittate e pasticci. In seguito si passa ai secondi, tra questi immancabili la pecora alla “callara”, il coniglio e l’agnello cucinato con formaggio e uova.
E ancora verdure e ortaggi di stagione, una ricca varietà di formaggi, salumi e una vasta selezione di dolci. Tra quest’ultimi particolarmente tipiche sono le
ferratelle, cialde leggermente profumate di liquore all’anice, preparate con appositi arnesi, un tempo presenti in tutte le case.
Ma cerchiamo di capire meglio le origini del rito della Panarda
Le origini di questa tradizione risalgono all’
epoca medioevale. Leggende e tradizioni attribuiscono alla
Panarda da una parte un significato di ex voto, dall’altra un modo per dare sfoggio di potenza e di agio. Il rito si celebrava nella
notte tra il 16 e il 17 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate e in particolari momenti dell’anno come durante il raccolto del grano e la vendemmia. In tali occasioni festive era consuetudine che le famiglie più facoltose offrissero un banchetto al ceto più povero.
Questa celebrazione mi ha talmente incuriosita da portarmi ad approfondirne anche le origini. Tra i tanti libri sull’Abruzzo in casa ho trovato dei riferimenti molto significativi in “
Totemàjje due”. L’origine della Panarda sarebbe in una leggenda analoga a quella di San Domenico. Si narra che il Santo avesse restituito a due boscaioli di Pretoro il loro bambino che un lupo aveva rapito. A Villavallelonga, diventa il miracolo di Sant’Antonio Abate che accoglie le preghiere di una madre disperata a cui un lupo aveva rapito il figlioletto avendone la promessa, per la grazia ricevuta, che ogni anno, per tutta la vita, avrebbe fatto un banchetto per gli amici e i poveri.
Curiosità sulla Panarda
La tradizione è conservata per generazioni dalla famiglia. Il menù varia secondo chi organizza la Panarda… il banchetto dura fino all’alba, quando i partecipanti lasciano la casa del panardère con lo scambio degli auguri di prosperità e salute. Ci si incontra in questi banchetti collettivi in paesi situati nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo proprio perché mangiare assieme, nel duro periodo invernale, significa scaricare tensioni; chi possedeva di più, in nome di Sant’Antonio doveva dare ai poveri, alla gente meno abbiente”.
La persona che “offre” il banchetto viene chiamato “
Panardiere” e ha il compito di introdurre ogni portata. Un tempo a ogni portata corrispondeva un colpo di cannone, oggi viene annunciata da un colpo di tamburo. Altra figura molto interessante è
il “Guardiano di Panarda”, colui che vigila sui commensali assicurandosi che tutte le portate vengano consumate, per evitare di recare offesa al padrone di casa. Durante il banchetto il panardiere si alza e canta in dialetto abruzzese la lunga storia di Sant’Antonio, che certamente è fra i canti religiosi più belli di tutta l’Italia del sud.
Il rito della Panarda in Abruzzo
Molti sono i
paesi abruzzesi nei quali si rinnova annualmente il
rito della Panarda. Tra questi
Sulmona,
L’Aquila,
Villavallelonga,
Luco dei Marsi,
Bucchianico e
Lanciano che la propone come un appuntamento immancabile durante la settimana medievale che precede la rievocazione storica del
Mastrogiurato.
L’abruzzese sin dal passato è sempre stato un buongustaio, che riesce a creare il giusto connubio tra il gusto del cibo e quello della convivialità a tavola. Gli basta la genuinità delle ricette tradizionali, per far riemergere la straordinaria eredità culturale che possiede.
Oggi la Panarda abruzzese è un rito chiaramente folkloristico che vi consiglio di provare almeno una volta nella vita… porterete il ricordo per sempre, specialmente se vissuto nella meravigliosa location de La Casa del Gelso.